E il designer diventa imprenditore di se stesso

Più che un'alternativa, una via parallela. Il mondo del design autoprodotto cresce in Italia, non a scapito, ma in aggiunta a quello tradizionale rappresentato dalle aziende e dai brand noti e consolidati dell'arredamento made in Italy.
La molla è talora la crisi, che rende sempre più difficile per i progettisti, soprattutto i più giovani, trovare produttori disponibili a investire e scommettere su di loro e sulle loro proposte. Ma spesso è anche il desiderio di mettersi in gioco, di sperimentare altri ruoli, che spinge i designer a intraprendere un'avventura imprenditoriale e non solo progettuale, come spiega Sara Fortunati, una delle fondatrici di Bold, società che dal 2010 organizza a Torino la fiera del design autoprodotto, Operae. Lo dimostra la partecipazione alla kermesse torinese, la scorsa settimana, di designer affermati o che da tempo collaborano con grandi brand, accanto a volti ed etichette nuovi. Ma anche l'adesione e il contributo dato da una figura come Alessandro Mendini al progetto Misiad (Milano si autoproduce design), nato lo scorso anno a Milano e che, dopo una mostra lo scorso aprile, dal 1° al 6 dicembre darà vita al Christmas Design Market, nei locali del ex Ansaldo di via Tortona.

«In Italia si tratta di un fenomeno relativamente nuovo – osserva Sara Fortunati – perché da sempre il nostro design è legato a doppio filo al mondo dell'industria e delle aziende, mentre è diffuso da tempo nei Paesi nordici come l'Olanda, o del Sud America come il Brasile, dove il design si intreccia di più con l'universo dell'Art&Craft». Non a caso, su 57 espositori presenti a Torino quest'anno, ben 21 erano stranieri. Tuttavia, in sole tre edizioni, Operae ha fotografato la rapida espansione del mondo dell'autoproduzione italiano, non solo nel numero crescente di progettisti che intraprendono questo percorso, ma anche nel consolidarsi e affinarsi attorno a loro di una vera e propria filiera. «Sempre più spesso i designer seguono in prima persona non solo il processo produttivo, di solito collaborando con artigiani, ma anche la comunicazione dei progetti, il packaging e tutto quello che concorre a crearne l'immagine», aggiunge Fortunati. Anche il fronte della distribuzione – la nota più dolente per chi si autoproduce – sta cambiando, grazie alla nascita di soggetti che si occupano di design autoprodotto: associazioni, gallerie o negozi, ma anche portali specializzati, come Garagedesign.it. E proprio dalla Rete arriva il sostengo più significativo a questo universo, grazie alla possibilità di ricevere ordini e vendere i prodotti online, in modo da accorciare la filiera e quindi ridurre i costi accessori. Nascono così modelli di «azienda leggera» che consentono di proporre al pubblico collezioni a prezzi competitivi, pur mantenendo il contenuto di creatività e artigianalità che li rende unici.

Il mercato ha numeri ancora limitati, ma non si può più parlare di una nicchia, sostiene Cesare Castelli, fondatore di Misiad: «La nostra associazione conta ormai 300 etichette, di cui oltre la metà dedicate all'arredamento. Dall'altra parte, molti negozi sono interessati ad avviare collaborazioni per avere pezzi in esclusiva a costi contenuti; e cresce il numero di persone che desiderano comprare pezzi su misura, ma a prezzi accessibili». L'offerta si adegua: se fino a pochi anni fa «autoproduzione» era sinonimo di stravaganza o sperimentazione artistica, oggi questo termine indica sempre più spesso articoli che, pur caratterizzati da una forte componente di ricerca, mettono al primo posto funzionalità e vendibilità.

Come molte collezioni viste a Torino durante i tre giorni di Operae. Tra queste, Aria di Dorodesign, etichetta torinese che propone cinque pezzi in ferro (dallo sgabello alla libreria) ispirati a essenzialità e sobrietà delle linee. O le lampade e i tavolini della 31enne Federica Bubani, che aggiorna la tradizione ceramica della sua città, Faenza, servendosi di altri materiali e linee contemporanee. O ancora, le colorate sedie-regista (in legno e tessuto dipinto a mano) proposte dallo studio romano ZazieLab; e gli arredi in legno riciclato proposti dallo Studio427, fondato a Palermo dal designer svizzero Alfred von Escher.

Comment